11 Dicembre 2018

La pazienza del seme. Saper attendere il momento giusto senza ansia

Non sono mai stata brava con la pazienza, anche se pensavo di sì. L’idea di attendere il momento giusto mi ha sempre messa in uno stato di attesa impaziente, che io pensavo fosse la pazienza. E ovviamente non mi rendevo conto di quanto fosse contraddittoria questa cosa… ma fino a quando non ho avuto circa 35 anni non ho messo a fuoco che in testa (o meglio, nel cuore) avevo questa definizione:

pazienza: attesa impaziente che si verifichi qualcosa di desiderato

E quando si è in impaziente attesa cosa succede? Si “stringono i denti” e si “tiene duro”, mirando in avanti, lontano nel futuro, con la propria intenzione e la propria volontà, che dev’essere incrollabile. In un certo senso, il presente è solo un ostacolo da superare fra noi e la meta, il nostro desiderio.

Quando finalmente mi sono resa conto di quale fosse veramente la mia definizione di “pazienza”, qualcosa ha fatto click. Non solo nella testa, per fortuna, ma anche nel corpo e in tutta me stessa.
Ma cosa c’entra questo con la medicina cinese? C’entra molto, perché tutto il pensiero cinese e quindi la visione della vita della stessa medicina cinese sono basati sull’idea di saper attendere il momento giusto per ogni cosa.

Attendere il momento giusto non è stringere i denti

Il pensiero cinese ritiene che per ogni cosa ci sia il suo tempo, perché è basato sull’osservazione della natura. Nella visione ciclica del tempo, tipica delle culture orientali, si è consapevoli che tutto ciò che esiste attraversa fasi diverse, che si ripetono in cicli più o meno lunghi.
L’alternanza giorno-notte, le quattro stagioni (o cinque, secondo la medicina cinese), il ciclo vitale di nascita – crescita – maturazione – decadenza – morte – nuova nascita tipico di tutto ciò che vive, il ciclo mestruale hanno imbevuto il pensiero cinese dell’idea che tutto sia ciclico e, quindi, ogni cosa abbia fasi diverse.
C’è un momento adatto per svegliarsi e uno per dormire, uno per seminare e uno per raccogliere, uno per essere attivi e uno per riposare.

In questa visione, attendere il momento giusto non significa irrigidirsi in una tensione verso il futuro, ma semplicemente restare nella consapevolezza che è nell’ordine naturale delle cose che al momento adatto si presenti l’occasione adatta per fare quello che vogliamo.
Non è necessario “tenere duro” e “stringere i denti”, perché il momento giusto arriverà comunque, non un attimo prima e non un attimo dopo: semplicemente, nella fase giusta del ciclo.

Approfondimento: Le cinque fasi (o cinque elementi) in medicina cinese

Attendere il momento giusto non è essere in balìa degli eventi

Questa prospettiva a noi può apparire terrificante, perché ci dà l’idea dell’abbandono a un fatalismo che cozza completamente con la nostra razionalità. In realtà, il pensiero cinese non è fatalista: i cinesi sono da millenni un popolo di grandi e tenaci lavoratori, che ha plasmato la geografia di un paese immenso per rendere possibile una vita migliore per l’essere umano.

I cinesi sono un popolo di contadini, con una mentalità molto pratica: attraverso i millenni, hanno canalizzato le acque dei fiumi, eretto argini per contenere le alluvioni degli enormi corsi d’acqua che attraversano la Cina, terrazzato montagne, costruito strade… e perfino eretto la Grande Muraglia.
Attendere il momento giusto non significa restare passive, con le mani in mano, pensando “se è destino accadrà”. Si tratta di lavorare per il proprio obiettivo, ma senza cercare di affrettarne la riuscita proiettandosi continuamente verso il futuro o tentando strategie energeticamente dispendiose quando le circostanze non lo richiedono solo “per arrivare prima”.

Il contadino cinese (così come ogni contadino del mondo) sa che non ha senso costruire un muretto lungo il pendio fangoso di una collina durante la stazione in cui piove di più o piantare i cavoli a giugno perché li vogliamo mangiare prima.
Nel frattempo però si può avere cura del terreno, acquistare gli strumenti necessari, chiedere consigli pratici a qualcuno che costruisce muretti o pianta cavoli da una vita, organizzarsi per liberarsi degli impegni inutili in modo da poter passare più ore all’aperto nella stagione giusta…
Attendere il momento giusto diventa quindi non un’attesa impaziente e piena di tensione o una mollezza fatalista, ma un momento di preparazione attiva, che ci porta sempre più vicine con naturalezza a ciò che desideriamo.

Approfondimento: Seguire il flusso spontaneo delle cose

Attendere il momento giusto non è rinunciare

L’idea dell’attesa si scontra anche con un’altra caratteristica del nostro tempo presente: la difficoltà ad accettare che i nostri desideri non siano soddisfatti immediatamente.
Posporre la realizzazione di un desiderio, spostandolo in un momento futuro, dà a molte persone l’idea di aver rinunciato: “Ma dai, cosa fai, lasci perdere?!?”.
A volte invece “lasciare perdere” è proprio quello che ci vuole:

  • lasciare perdere l’idea fissa che blocca il resto dei pensieri
  • lasciare perdere il futuro per vivere il presente, in cui noi esistiamo
  • lasciare perdere la strada che abbiamo deciso di seguire a tutti i costi per arrivare dove vogliamo ed essere libere di vederne un’altra più pianeggiante
  • lasciare perdere la rigidità per accogliere la morbidezza e la spontaneità

Questo vuol dire che attendere il momento giusto a volte significa anche sapersi prendere una pausa da noi stesse. Focalizzare tutte le energie verso un solo obiettivo, restando rigide e in tensione, significa creare un continuo stato di ansia. Se sento che quello scopo occupa tutta me stessa, anzi, coincide con me stessa, avrò molta più paura di fallire l’obiettivo e come ben sappiamo l’ansia rende più insicure e meno efficaci.

Quando aspettiamo il momento adatto per qualcosa che ci sta a cuore e sappiamo che non sarà dietro l’angolo, rilassiamoci concentrandoci sulle cose pratiche che possiamo fare nel presente proprio per quell’obiettivo, in modo che il nostro attendere il momento giusto sia un modo di lavorare morbidamente per il nostro obiettivo.

Approfondimento: Vivere il presente

Attendere il momento giusto “facendo cose” veramente utili

Un esempio? Se sono stanca e non vedo l’ora che arrivino le vacanze, invece di fare il conto alla rovescia dei prossimi tre mesi di lavoro (dicendomi “coraggio, tieni duro fino a luglio!”) posso iniziare a lavorare su piccole cose che mi permettano di arrivare alle vacanze non stremata, con la testa più sgombra e in grado di godermi appieno il mio tempo libero.
Iniziare a fidarmi di più dei familiari dandomi l’obiettivo di delegare almeno una cosa ogni settimana; ritagliarmi 5 minuti ogni giorno per sedermi da sola ad ascoltare una canzone che mi piace senza nessuno che mi disturbi; fare un po’ alla volta una cernita dei vestiti estivi, liberandomi del superfluo… tutto questo mi può alleggerire dallo stress quotidiano e darmi qualcosa di bello su cui concentrarmi ogni giorno, invece di pensare a quanto sono lontane le vacanze.

Un esempio molto più difficile è quello di una coppia alla ricerca di una gravidanza che non arriva. Lo sappiamo tutte (lo abbiamo letto, sentito o vissuto sulla nostra pelle) come la tensione della ricerca possa in realtà rendere molto più difficile il concepimento: il pensiero diventa sempre più presente, fino ad essere ossessivo e a “bloccare” qualsiasi movimento e trasformazione all’interno del nostro organismo.
L’attesa diventa snervante – per evitare di cadere in questo meccanismo che si autoalimenta, possono essere utili tante piccole pratiche quotidiane di cura di sé, che spostano l’attenzione da “non riesco a concepire, ho qualcosa che non va” a “mi sto prendendo cura di ME per preparare il terreno per il concepimento”. Scegliere di migliorare un po’ alla volta il regime alimentare della coppia; decidere di “fuggire” insieme dallo stress e dagli impegni anche solo per un’ora a settimana; consultare una professionista esperta in medicina cinese per lavorare sul recupero del proprio equilibrio fisico, funzionale ed emotivo; ritagliare ogni giorno 10 minuti di auto ascolto per capire come stiamo veramente e di cosa abbiamo bisogno; impegnarsi a mettere in pratica anche in modo minimale almeno una delle cose di cui ci si rende conto, attraverso l’ascolto, di avere bisogno: tutti questi sono gesti fondamentali per attendere il momento giusto in modo attivo e sereno.

Approfondimento: Sostenere il concepimento con la medicina cinese

Attendere il momento giusto per cogliere la migliore opportunità possibile

Se preparare il terreno è fondamentale, attendere il momento giusto significa anche sapere che quando entreremo in azione ci saranno le migliori condizioni possibili per la riuscita di ciò che desideriamo.
Una volta che il contadino ha piantato il seme, inizia l’attesa della raccolta. Nei molti mesi in cui apparentemente non si vede nulla, il seme in realtà sta vivendo grandi trasformazioni chimiche e fisiche, che lo metteranno in grado di germogliare. Il seme attende con pazienza: non fa capolino al primo raggio di sole o alla prima goccia d’acqua, ma aspetta che ci siano le condizioni ottimali (quindi anche la stabilità del clima) per poter uscire allo scoperto in sicurezza.

Allo stesso modo, il contadino non raccoglie il frutto ancora acerbo perché “ha voglia di mangiarlo subito”. Come il seme, attende con pazienza il momento giusto, per poter raccogliere un frutto maturo, saporito, gustoso e all’apice delle sue proprietà nutritive.
Attendere il momento giusto significa anche saper ascoltare la situazione ed essere pronte (perché ci siamo preparate nell’attesa) a cogliere l’opportunità quando si presentano le circostanze adatte.

Attendere il momento giusto per vivere in morbidezza

Affrontare in questo modo l’attesa ci permette di abbandonare la rigidità di cui parlavamo all’inizio (“stringere i denti”, “tenere duro”) per entrare nella morbidezza.
Secondo la medicina cinese, la rigidità (fisica e mentale / emotiva) è ciò che più ostacola il flusso fisiologico del Qi, l’“energia” della persona che si manifesta nell’aspetto funzionale, fisico e mentale / psicologico / emotivo. Se il Qi non scorre, non possono avvenire trasformazioni e cambiamenti e qualsiasi attività è difficile perché ci sentiamo stanche, bloccate o piene di dolori.

La stasi del Qi è infatti una delle cause più comuni del dolore mestruale, della sindrome premestruale, delle difficoltà di concepimento, delle manifestazioni disturbanti di premenopausa e menopausa, dei problemi di digestione, dei dolori muscolari e articolari.
Ammorbidirci a livello mentale / emotivo ci permette di lasciare andare anche a livello fisico, allentando lo stato di contrazione costante della muscolatura. Prova controllare: ora, mentre stai leggendo questo articolo, stai serrando i denti? Stai respirando liberamente o hai un respiro superficiale e ristretto a una sola zona del corpo? Le tue spalle sono rilassate o sollevate?

Francesca Cassini
La medicina cinese al femminile

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